Juventus FC - Cagliari

Salvadore, Riva e Lo Bello
15 marzo 1970, Stadio Comunale, Torino
Serie A, 24ma giornata
Tabellino | Servizio RAI (La Domenica Sportiva)

Dirige la partita Concetto Lo Bello. Primadonna tra le primedonne, organizza il pareggio finale (2:2) dispensando rigori non chiarissimi. Il primo alla Juve. Albertosi lo para e Lo Bello ne ordina la ripetizione. Il secondo al Cagliari. "E se l'avessi sbagliato?", pare gli abbia detto Gigi Riva dopo la trasformazione. "L'avrei fatto ripetere", pare abbia risposto lui strizzando l'occhio ...


Lo Bello divide in due l'Italia

Tecnicamente? Quasi ineccepibile: in certe fasi di gioco sembra essere dotato di un terzo occhio, piazzato al centro della nuca. Non gli sfugge il gesto maligno di un gomito, il falletto in mischia. E il comportamento? Autoritario, sì, ma anche da professore buono, che non ammette «libere uscite» o risate in classe, anche se talora ha la grazia di consolare e perdonare, con un buffetto sulla guancia e una parolina a denti stretti. Però ... Però il nostro è il paese di Machiavelli, cioè della politica come scienza del possibile, del giusto interesse composto e diviso. E Lo Bello ragiona di politica calcistica con la rigidità di un «computer». A lui, che si giochi Sommarivese-Oruni o Juventus-Cagliari fa lo stesso: il suo pallottoliere di fischi e rimbrotti e punizioni non cambia. E così sbaglia. Per perfezionismo, per smania di essere precisissimo e inattaccabile. Le fotografie possono dargli ragione, la passione (il fumo delle passioni) che ruota intorno al football come la nuvola d'oro intorno ai santi, no. Ha sbagliato partita. Non ha influito sul risultato, si dice. Grazie, ma con quali patemi. Ha innervosito talmente i giocatori da spingerli a falli mai sognati durante i primi quarantacinque minuti, splendidi per agonismo se non per lucidità di manovra. Gli scontri che si sono visti dopo il doppio rigore decretato per la Juventus non hanno fatto rischiare la vita a nessuno, ma questo va a tutto merito dei giocatori. In tribuna c'è stato chi, dopo i rigori bianconeri, ha scommesso su un inevitabile rigore a favore del Cagliari. Che inevitabilmente è venuto. Per quell'amore delirante dell'equilibrio e della legge che in Lo Bello è anima e fischietto. Lo Bello non ha rinunciato ad essere Lo Bello, cioè un arbitro che ama dimostrare le sue doti di domatore. E il numero preferito è quello di infilare la testa nella bocca della tigre. E' migliore lui o la tigre? E quanto ha penato tra il secondo gol juventino e il secondo pareggio sardo? Sento alitare la voce d'un disco antico: Lo Bello è l'unico che sappia applicare i regolamenti. Ma allora perché non lo eleggiamo ad altri e supremi incarichi? Possibile che solo nel calcio si debba badare alla lettera del regolamento, mentre noi tutti viviamo tra gli astuti labirinti del compromesso reso quasi scientifico? (Giovanni Arpino)

Difendo Lo Bello. Non è un atteggiamento popolare, ma lo ritengo giusto. L'arbitro, ieri, ha applicato il regolamento nell'occasione del rigore fatto battere due volte contro il Cagliari e di quello fischiato contro la Juventus. Non credo abbia sbagliato o sia incorso in una svista: in ogni caso, ha dimostrato un onesto coraggio nel suo comportamento. Lo Bello tornava ad arbitrare dopo un mese di assenza dovuta all'esclusione dai campionati mondiali ed alla sua reazione. Il suo interesse personale era di condurre a termine una partita tranquilla, senza dare nell'occhio. Lo accusano di essere più attore che giudice durante gli incontri. Pure in campo internazionale tale fama gli pesa. Suscita invidia nei colleghi, sospetti tra i tifosi. Forse soltanto gli atleti non se ne curano troppo, poiché "sentono" il polso di chi li guida, anche durante gli incontri più combattuti. Ieri ad ogni modo, in Juventus-Cagliari, Lo Bello aveva tutto il vantaggio a rimanere nell'ombra. Sarebbe stato comodo (ed utile) non osservare i passi in avanti compiuti da Albertosi ed il successivo fallo su Riva, ma Lo Bello ha preferito correre i rischi di una decisione netta e ferma. Sapeva benissimo di essere arrivato ad una svolta importante della carriera. Dopo aver diretto gare internazionali, partite importanti di campionato, dopo aver "fischiato" ai mondiali in Inghilterra (ed essere stato pure là molto discusso) egli poteva rovinare il suo "nome" con una partita sbagliata. Molti ritengono che in Juventus-Cagliari abbia dato il rigore ai sardi a titolo compensativo, ma questo è un processo alle intenzioni. Altri affermano che occorre tatto nel guidare le partita. Esatto. Però la domanda resta: le decisioni di Lo Bello erano tecnicamente conformi alle regole? A nostro parere lo erano e Lo Bello ha fischiato. Perché condannarlo? Oggi si discute sulla moviola vista alla televisione, sugli episodi controversi sezionati dal rallentatore. L'arbitro però ha dovuto assumere il suo atteggiamento in un istante, senza l'aiuto di mezzi meccanici. Avesse sbagliato nel giudizio, sarebbe stato in ogni caso da stimare come uomo. In realtà non ha sbagliato (almeno ci sembra): Lo Bello merita considerazione proprio per la sua capacità di "rischio", anche a dispetto della propria popolarità. Concetto Lo Bello è detto inflessibile. E' detto senza tremori e senza soggezioni. Sono giudizi che lo esentano da ogni condanna (Paolo Bertoldi).

Da Stampa Sera, 16 marzo 1970, p. 7.