Johann Cruijff e Daniel Carnevali |
Campionato del mondo - seconda fase (gruppo A)
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Dopo Hannover e Dortmund, il vento olandese turbina a Gelsenkirchen. Come gli uruguagi, anche gli argentini sono annichiliti, e mostrano tutta la arcaicità del loro fútbol di "garra" e preziosismi. Basta guardare la sintesi dei pochi minuti in cui i biancocelesti riuscirono a toccare la palla - per pochi istanti e, più raramente, a passarsela -, per comprendere la discontinuità culturale del nuovo calcio che venne proposto dagli arancioni quarant'anni fa.
Dei sette capolavori esposti all'Orangerie 1974, quello "argentino" rappresenta probabilmente l'hapax. L'arancia meccanica non fu mai così perfetta come quel pomeriggio. L'uragano che si abbatté sui sudamericani fu contenuto dalla pioggia pesante che limitò il gioco olandese nel secondo tempo. Il bottino, infatti, avrebbe potuto assumere probabilmente dimensioni epocali.
Al 35° un orrendo fallo di Roberto Perfumo su Johan Neeskens segnalò il precoce capolinea nervoso cui erano giunti gli argentini. Nella ripresa i loro difensori "were reduced to making rugby tackles on Cruyff as a means to keeping the score down", come ricorda David Winner.
La metafora "elettrica" fu quella più ricorrente per descrivere il ritmo impresso da Cruyff e compagni in quella partita. Brian Glanville scrive di un "electric Cruyff", mentre secondo Winner fu tutta la squadra che "produced their most electrifying display yet to smash Argentina" - "the flowing movements and sudden surges". In effetti, quando si riguardano le azioni impetuose di quell'Olanda sembra di riascoltare anche l'eco della Fender Stratocaster di Jimi Hendrix di quegli anni.