Carlo Ancelotti |
Coppa dei campioni - semifinali (gara di ritorno)
Tabellino | Full match | Highlights
Su "La Repubblica" del 19 aprile 1989, sotto il titolo emblematico Milan, soffrire per la finale, Gianni Brera presenta la partita come "una vera e propria classica del calcio europeo", rilevando come "ben 36 televisioni di tutto il mondo avevano sollecitato il privilegio di poter trasmettere" l'incontro. Non senza punta di malizia il Maestro rammenta come, all'andata, "il comportamento spavaldo del Milan al Bernabeu (1-1) ha sorpreso molti che si ostinano a considerare il nostro calcio come diretta espressione d' un tremebondo e vizioso atteggiamento tattico". Segue spiegazione storica: "A questo giudizio contribuisce la storia militare, non proprio generosa di successi italiani, e la cronaca delle partite sostenute dagli italiani nel dopoguerra. Un gagliardo difensivismo aveva sempre contraddistinto il nostro calcio, ispirato alla scuola argentina e soprattutto uruguagia: i grossi risultati conseguiti dagli azzurri di Pozzo erano stati volentieri fraintesi e da ultimo dimenticati secondo convenienza di comodo. E quando l'Italia ha preso a teorizzare il proprio modulo, molti nesci si sono anche sdegnati. La sorpresa peggiore è venuta per loro dal '78 bearzottiano e soprattutto dall'82, che ha visto gli azzurri eguagliare i brasiliani nel libro d'oro. Tuttavia i nesci ed i malevoli hanno seguitato a imperversare nei nostri confronti".
Il gol di Ruud Gullit |
Senza la paventata sofferenza breriana, la serata a San Siro si trasforma in un trionfo. Il Maestro lo ammette infine, sulle medesime colonne, il giorno dopo: E' proprio un real Milan. L'incipit è ispirato: "Superiore ad ogni legittima attesa, il buon vecchio Milan ha conquistato la quarta finale europea della propria storia distruggendo letteralmente il Real Madrid. E' stata un' autentica festa di calcio: al centro di quello che gli spagnoli chiamano il ruedo era il Milan a maneggiare spade e muleta! Mortificato alla stregua di un toro non meno furioso che impotente, il celeberrimo Real si è via via arreso alla strapotenza dinamica e tecnica del Milan". Brera non rinuncia a vedere nella squadra allenata da Arrigo Sacchi la prevalenza soprattutto dell'eretismo podistico, ma concede che se "nell'andata, a Madrid, si era visto un dominio soprattutto dinamico del Milan, non coronato però dal successo tecnico", qui a prevalere è stata alla fine la superiorità tecnica. Pur non amandolo, Brera concede al tecnico romagnolo gli onori della sagacia tattica: "Sacchi ha azzeccato la formazione e la conduzione tattica della partita: con Rijkaard interno, si è incomparabilmente arricchito il centrocampo rossonero, che la foga generosa di Gullit ha sempre nobilitato".
Prevale poi il cronista: "La gran gente di Milano va letteralmente in solluchero. E gli spagnoli a poco a poco si convincono. il Milan li sta surclassando in misura mortificante. Il loro orgoglio è risaputo e grande: non si arrendono ancora: ma la spinta del loro centrocampo è quasi nulla: le punte sparute mordono il freno senza poter nulla. Il famoso Schuster è letteralmente smarrito. Gullit corona una prestazione di dubbio stile ma di animo grande compicciando quello che gli spagnoli chiamerebbero il tercero golazo. Il suo tandem con Donadoni risulta irresistibile: così la sua incornata che mortifica Buyo alla sinistra; gli inni dei tifosi sono entuasti senza scadere in delirio. Così il tempo finisce in ovazione memorabile". E ancora: "L' entusiasmo del pubblico di Milano è stato ed è grande. Il povero mortificato Mendoza, presidente madridista, ha riconosciuto con tristezza che la lezione è stata troppo severa. Smarriti, gli spagnoli si guardano torvi: è finita un'era: era già avvenuto all'Inter di chiudergliela rudemente in faccia: ma questa è un'occasione madornale. E la conferma clamorosamente Donadoni, completando il tabellone dell'intero quintetto attaccante. Il resto è storia esaltata da una parte e dall'altra penosa". Memorabile, e aruspice, la chiosa: "Ahimé, tutto a questo mondo finisce, un anno o l'altro. Non trattandosi di un impero politico-militare, si può parlare per fortuna di anni e non di secoli. Se non andiamo errati, è incominciato il formidabile ciclo di capitan Silvio Berlusconi e del Milan".