Juventus FC - AFC Ajax

Le finali di UEFA Champions League

22 maggio 1996, Stadio Olimpico, Roma
Tabellino | Full match: 1° tempo - 2° tempo | AltroHighlights

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Curzio Maltese, Una Coppa di felicità ("La Repubblica", 23 maggio 1996)

"Per la Juventus la Coppa dei Campioni non è più maledetta. Ci sono voluti quarant'anni, due ore di battaglia e il supplemento di pena dei rigori. Ma alla fine il tiro di Jugovic, dopo gli errori di Davids e Silooy, ha scatenato la festa nell'Olimpico e per le strade d'Italia. Ha cancellato il ricordo delle finali perse, Belgrado '73 contro l' Ajax di Crujff, Atene '83 contro l' Amburgo di Magath. E ha allontanato, visto che cancellare non si può, il ricordo della tragica, poco nobile vittoria dell' Heysel. Diciamo subito che Vialli e compagni hanno strameritato la vittoria sull'Ajax. Fino a smentire Giovanni Agnelli, che in tribuna presentava così la finale: "Loro sono pittori fiamminghi. Noi tosti piemontesi". In realtà sono stati piuttosto gli uomini di Van Gaal a recitare la parte dei monsù travet. Dopo aver regalato a Ravanelli il gol iniziale con un madornale errore del fuoriclasse Frank De Boer poi pareggiato dalla papera di Peruzzi sull' 1-1 di Litmanen, i ragionieri olandesi si sono limitati a far diga contro le cicliche ondate bianconere. 
La Juve ha sfiorato il gol una mezza dozzina di volte e può lamentare un rigore negato a Del Piero. E poi la Signora ha vinto, convinto e perfino entusiasmato i professori del governo, alla prima uscita sportiva. In Italia, si sa, le fortune dei governi si misurano anche così, con il battesimo dello stadio. Mancava Prodi, che forse ha approfittato della confusione per mettere a punto le liste di nomine. Per il resto c'erano quasi tutti, dal tifoso Veltroni a Dini a Gianni Rivera, sottosegretario alla Difesa, chissà che cosa avrebbe detto Brera. Ma soprattutto c'era una gran squadra in campo, la Juve e un bel pubblico a guardarla. Una notte di veri campioni e di veri tifosi. Alla faccia del tremendismo giornalistico gonfiato dai terribili ricordi degli hooligans. La sfida della Juventus alla grande iella che ha segnato la sua storia di Coppa era partita nel migliore dei modi. Con il gol di Ravanelli nei primi minuti, proprio quelli fatali a Belgrado e ad Atene. Ma poco prima dell' intervallo l'Ajax pareggiava con il finlandese Litmanen, su una respinta troppo corta di Peruzzi, che poi uscirà da eroe della serata. Dall'1-1 fino al tiro liberatorio di Jugovic la cronaca è fatta di occasioni bianconere e di poderose macumbe del popolo juventino, massicciamente presente davanti ai televisori, sulle tribune dell'Olimpico, e anche in sala stampa. Un'atroce sofferenza alimentata dagli incubi di quarant'anni durante i quali la Juve di coppa ha toccato vertici sublimi di masochismo, è stata capace di buttar via coppe nei primi turni con Charles e Sivori in campo, oppure di regalarle in finale all'Amburgo, con Platini, Boniek e mezza nazionale del mundial di Spagna a fare da spettatori. Ci mancava soltanto di perdere ai rigori, come già la Roma contro il Liverpool qui all'Olimpico, di fronte a un'Ajax soltanto vagamente imparentato con i Cruyff, i Rep e i Krol. La paura juventina non si è placata neppure dopo il primo errore dal dischetto degli olandesi. Ai rigori, dice una legge del calcio, vince chi sbaglia per primo. Ma si vede che ieri notte il dio pallone aveva deciso di ripagare del tutto la Juventus. Con questa, le Coppe dei Campioni vinte da squadre italiane diventano nove, quattro negli ultimi anni. Almeno nel calcio, in Europa ci stiamo alla grande. Per il resto, si vedrà. E il fatto che la gente sia tornata a parlare di pallone e a tifare soltanto allo stadio è già un bel segno".