Italia - Argentina

Diego e Totò
3 luglio 1990, Stadio San Paolo, Napoli
Campionato del mondo - semifinali
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"Ormai l'occasione è volata. Geme e se ne duole il mio inquilino sentimentale: tutti gli altri m'invitano a non tenerne conto, a essere più obiettivo. Il moralista rinfaccia ai dirigenti un cinismo da allocchi, tale da escludere qualsiasi premio da parte di Eupalla. Il pratico trasecola della delusione, che secondo lui è atteggiamento falsissimo: giochiamo con tutti gli assi stranieri, assicurando loro comprimari indigeni: e proprio con questi, ai mondiali, vorremmo prevalere? E' pretesa davvero incongrua! Il tecnico fa la conta degli elementi validi e conclude che è già molto quanto abbiamo ottenuto. Il traguardo massimo era l'ingresso in semifinale: l'abbiamo raggiunto: di che ci lamentiamo? Non abbiamo mai perso una partita. Abbiamo giocato anche discretamente bene (ma senza esagerare). Abbiamo goduto del rispetto degli arbitri, come è costume quando si organizza. Abbiamo confermato di avere difensori di classe mondiale, dovendo essi lottare ogni domenica con i migliori attaccanti del mondo (Fussballknechten: lanzi della pedata). In centrocampo, deboli comprimari, elegantini dubbiosamente pàllici, brocchi velleitari. In attacco, la sorpresa gradita di Schillaci, che peraltro condanna il sistema aggallando a 26 anni, dopo ben 7 di professionismo. Il calcio italiano è spettacolo (nelle intenzioni) e scoperta dannazione. I suoi difetti sono quelli nazionali, aggravati da patente megalomania. A dir la verità io, Giovanni-Brerafucarlo, sono sorpreso di quanto abbiamo ottenuto ai mondiali. Guardo solo stranito le coperture metalliche degli stadi, che mi danno l'impressione di tante Torri Eiffel costruite per reggere ombrellini da sole e mi dico che è giusto si debba guadagnare qualcosina (in miliardi). Sono contento che abbiano quasi tutti capito come la parte difensiva sia alla base dei risultati più seri e che alle semifinali siano arrivati tedeschi, italiani, inglesi e argentini. Il miglior calcio era dei tedeschi e nostro, ma nei tornei impegnativi non è mai bene vincere primi: inglesi e argentini si sono raccattati in modo impressionante e ammirevole, confermando che il calcio non è un' opinione ma costituisce una indubbia prova di cultura e di civiltà. Ora, buon viaggio a Bari, chi ci vuol andare. Io dico grazie a Vicini ed ai suoi azzurri, che sono (quasi tutti) anche i miei".

Così Gianni Brera commentò a freddo la delusione dell'inopinata sconfitta ai rigori nella semifinale contro l'Argentina. In vantaggio col solito Schillaci già al 17°, gli Azzurri cominciarono a calare atleticamente nella ripresa, senza che Vicini intervenisse tempestivamente. Al 67° pareggiò Caniggia bruciando in volo Ferri e Zenga. Solo allora entrarono Baggio e Serena, ma inutilmente. Si andò ai rigori nel silenzio tombale: sul 3:3 Donadoni si fece parare il tiro, poi segnò Maradona e infine Goycochea, al quarto miracolo, annullò anche lo shot di Serena.

Vedi anche:
- Le cronache del Gioânn ("La Repubblica"): Vigilia - A caldo - A freddo
- FIFA Classic Football Matches