La delusione: Roberto Baggio e Franco Baresi |
Campionato del mondo - finale
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Non così brutta come quella del 1990, la finale del Mondiale USA, a mezzogiorno e mezzo di fuoco, con 36° gradi e il 70% di umidità, non riuscì comunque ad essere all'altezza della posta in palio e delle tradizioni delle due contendenti: Brasile e Italia si disputavano il quarto titolo mondiale, come già si erano contese all'Azteca nel 1970 la Rimet. Una squadra europea non aveva mai vinto un titolo mondiale in continente americano, quale che fosse la latitudine.
L'Italia ci arrivò certamente più stanca, spossata e infortunata del Brasile. Sacchi riuscì a recuperare Franco Baresi, che nella seconda partita con la Norvegia si era rotto il menisco ed era stato operato e rimesso in piedi in tre settimane. Ma Roberto Baggio si era mezzo stirato un flessore nella smagliante prestazione contro la Bulgaria in semifinale. Con Costacurta squalificato, Signori si rifiutò di prestarsi in mediana e non giocò la finale della sua vita. Anche Albertini e Dino Baggio erano affaticati. Sacchi provò la carta Massaro, ma con l'ectoplasmatico Baggino ciò significò giocare senza punte.
Nondimeno, Carlos Parreira temeva gli Azzurri e confermò l'assetto equilibrato della Seleçao di quel campionato, un 4-4-2 che, in fase di non possesso scalava a un 4-5-1 speculare a quello italiano. L'effetto fu una partita chiusa tatticamente, dominata da un geometra come Dunga. L'iniziativa fu comunque sempre in mano ai brasiliani, che colpirono un palo con Mauro Silva su tiro da lontano mal trattenuto da Pagliuca. Nei supplementari fu Romario a mangiarsi l'occasione migliore, mentre Baggio passò a Taffarel un pallone che bastava tirar dentro.
Per la prima volta una finale terminò senza reti. Nel 1934, nel 1966 e nel 1978 le contendenti si erano aggiudicate il titolo ai supplementari. Nel 1994 la Coppa venne assegnata ai rigori: un inedito. Ma anche una lotteria come si usa dire. Furono bravi i brasiliani a sbagliarne di meno e a laurearsi, con merito, "tetracampeões".
Gli esausti nostri prodi ne fallirono tre: Baresi (alle stelle), Massaro (parato) e Baggino (alle stelle). Ci saremmo rifatti nel 2006. Ma allora la delusione fu profonda. Se al ritorno dal Messico la nazionale era stata accolta a pomodori, dagli USA, nel progressivo imbarbarirsi della società, lo sbarco fu coronato con insulti, fischi e cori di scherno. Nel 1970 il pretesto erano stati i sei minuti concessi a Rivera. Nel 1994 c'era un capro espiatorio: Arrigo Sacchi, che catalizzò le contestazioni. Costume nazionale: per la seconda volta eravamo vice-campioni del mondo, cioè nulla per molti italioti.