Rosso per Völler e per Rijkaard |
Campionato del mondo - ottavi di finale
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L'odio anti-tedesco era improvvisamente esploso in Olanda due anni prima, quando la nuova arancia meccanica aveva sconfitto la Deutsche Fußballnationalmannschaft ad Amburgo nella semifinale degli europei [qui]; a Milano, per gli ottavi del mondiale, si giustappose alla rivalità cittadina, essendo tutti tedeschi e tutti olandesi gli stranieri pedatanti nel nome, rispettivamente, dei bauscia e dei casciavitt.
Al Meazza vinsero gli interisti (gol di Klinsmann e Brehme); platonica la presenza nel tabellino di Ronald Koeman, che ad Amburgo era stato l'unico a dare la propria in cambio della maglia di un avversario, salvo farne uso 'singolare' sotto la tribuna centrale del Volkparkstadion. Il solo milanista a lasciare una traccia profonda nella partita fu il mite Franklin Edmundo Rijkaard: si prese un rosso per aver espettorato in testa a Rudolf (Rudi) Völler, che gli dava le spalle. Uno sputo del quale nessuno ha mai conosciuto il motivo; il primo episodio del genere colto dalle telecamere e immediatamente ritrasmesso via satellite ai quattro angoli dell'universo. Il disgusto fu unanime. Anche il tedesco fu espulso, senza ragioni apparentemente comprensibili. Si parlò di epiteti razzisti; prima Völler, poi Rijkard negarono la circostanza. A distanza di tempo il mite Frankie disse: "a pensarci adesso è davvero buffo, no?". E' un noto freddurista. Ma anche un olandese originario delle Indie occidentali; per lui la vittoria dei tedeschi non era un evento insopportabile. Così, dopo la battaglia di Milano, i migliori poeti olandesi non vennero nuovamente sollecitati a versificare, com'era accaduto nel 1988. I cittadini di Amsterdam non corsero più in strada per gettare simbolicamente nel cielo le proprie biciclette. Ci fu solo qualche disordine lungo la frontiera tra Germania e Olanda*. Dal canto loro i tedeschi, che erano sembrati irresistibili nelle prime partite, uscirono un po' storditi da quell'ordalia; arrivarono in fondo al torneo e lo vinsero, ma nessuno si divertì più guardandoli giocare.
* Si veda, al riguardo, Simon Kuper, Calcio e potere, p. 29 e segg.
Vedi anche Barry Glendenning, Frank Rijkaard and Rudi Völler ("The Guardian")