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Coppa Rimet - finale
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"Una vittoria di regime" è il titolo della scheda che il Dizionario del calcio italiano dedica alla Coppa Rimet del 1934. Certo, lo stesso Jules Rimet ebbe a ricordare di avere avuto "l'impression que durant cette Coupe du Monde le vrai président de la Fédération Internationale de Football était Mussolini". Antonio Ghirelli sottolinea, a sua volta, "l'intonazione fascista della manifestazione, il 'clima' in cui la Coppa venne organizzata e giocata". In effetti, il presidente della commissione organizzatrice, l'avvocato Giovanni Mauro, si disse convinto che nel corso della competizione "ognuno degli ospiti sentì pulsare, in questa nostra Italia di Mussolini, le maschie energie di una vitalità prorompente". Anche il commissario tecnico, Vittorio Pozzo, riconobbe la parte che ebbe, nella vittoria, l'atmosfera "creata intorno alla squadra dal fascismo stesso". Istruzioni precise furono impartite alla stampa perché sostenesse senza incertezze la manifestazione. Tutta la macchina della dittatura entrò in azione per "dimostrare il grado di efficienza organizzativa dello sport fascista". Il Duce in persona consegnò i trofei alle squadre prime classificate.
Come sanno gli storici di professione, però, gli svolgimenti sono sempre più complessi di quanto non si pensi. Come sottolineano, per esempio, Antonio Papa e Guido Panico, la FIFA aveva accolto con molto favore l'assegnazione unanime dell'organizzazione della Coppa del 1934 all'Italia fascista proprio per l'ampia rete di impianti sportivi di recente costruzione e di infrastrutture moderne che il paese poteva vantare: oltretutto esso dava ampie garanzie anche riguardo all'ordine pubblico. 150 delegati di 50 federazioni parteciparono al XXII congresso della FIFA inaugurato a Roma il 24 maggio. La Coppa sarebbe stata seguita da 400 giornalisti di 29 paesi. Efficienti impianti telegrafici e telefonici installati negli stadi consentirono radiocronache contemporanee a quattro speakers, diffuse in nove paesi, tra cui l'Egitto, gli USA e l'Argentina. In quegli anni l'Italia appariva come un grande paese avanzato nei settori della tecnica, delle comunicazioni e dei trasporti, e si impose all'attenzione mondiale come un paese organizzato e accogliente, meta delle prime ondate del turismo di massa: dalla sola Olanda vennero in Italia ben 10.000 visitatori. Mai come allora il fascismo godette di ampio consenso, anche tra la classe operaia, che, proprio dal 1934 beneficiò della riduzione a 40 ore settimanali di lavoro, con l'istituzione del "sabato fascista" di riposo pomeridiano, in analogia col "when saturday comes" inglese. John Foot osserva, a sua volta, come il calcio internazionale potesse anche rivelarsi "un'arma a doppio taglio per il fascismo, esponendolo alla censura straniera". E quanto alle voci sul trattamento di favore fornito all'Italia da parte degli arbitri, "niente era particolarmente strano, o specificamente 'fascista': ogni Nazionale che gioca in casa ha sempre goduto di favori arbitrali". Basti pensare - aggiungiamo noi - al Golden Whistle che la regina Elisabetta riconobbe all'arbitro azero Tofik Bachramov per i "services to England" forniti durante la World Cup del 1966 [vedi].
27 maggio 1934, Piazza Duomo, Milano Le tifose olandesi scoprono il Bel Paese |
Il dato di fatto è che il calcio in Italia era già in espansione prima del fascismo e che il suo successo visse più a lungo del Duce. Certo, il suo potere propagandistico non sfuggì al regime, perché il calcio è sempre politica, in dittatura quanto in democrazia come ci ha mostrato in modo definitivo Simon Kuper [leggi]. Ma due giovani antifascisti romani, Lucio Lombardo Radice e Aldo Natoli, che erano presenti allo stadio il pomeriggio del 10 giugno 1934, raccontarono poi come il loro tifo per la squadra italiana non fu in alcun modo frenato dalla loro fede politica.
Anche loro assistettero alla partita che Gianni Brera ci ha così sunteggiato da par suo: "Il primo tackle operato da Monti si spegne sinistramente su una caviglia di Svoboda, che è il regista degli avversari". Naturalmente "la nemesi punisce immancabilmente gli italiani, colpevoli di tanto determinismo, e l'anziano Puc riesce a infilare Combi con un diagonale carico di diabolici effetti". Poi, dopo che Svoboda colpisce un palo "con la caviglia buona", ecco che "il brivido viene disinvoltamente assorbito per una improvvisa esplosione di Orsi". Si va verso l'epilogo atteso da uno "stadio gremito di fervidi patrioti, non proprio di sportivi". Il primo tempo supplementare è iniziato da poco: "Guaita appoggia verso destra quando tutta la difesa avversaria si aspettava la solita insistita apertura a sinistra; sulla palla invitante di Guaita arriva Schiavio ingobbito dalla voglia: il suo destro è una vera e propria esecuzione. Planicka vola per deviare ma ricade affranto". Titoli di coda: "Gli azzurri ricevono premi ingenti. I cechi si dicono derubati e Praga gli decreta ugualmente il trionfo. I commenti tecnici sono quasi tutti malevoli".
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