La magia di Diego |
Campionato del mondo - ottavi di finale
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Il primo big match di Italia 90 va finalmente in scena agli ottavi di finale tra Brasile e Argentina. Dopo le cicalate dell'epoca di Socrates, Zico e Falcão, la Seleçao era addivenuta a un sano realismo, fondato sulla pochezza generazionale dei suoi facitori di gioco (Alemão e Dunga) e sulla non irresistibilità degli attaccanti (Muller e Careca).
Il nuovo CT, Sebastião Lazaroni, pensò bene di arretrare un mediano a libero, giocando con tre difensori centrali: una delle prime sperimentazioni del 3-5-2 oggi così tanto in voga nelle lande italiche. La scelta - che aveva fruttato la Coppa America del 1989 - non poteva non incontrare il plauso di Gianni Brera: "Lazaroni è il solo tecnico brasiliano ch'io abbia conosciuto e riconosciuto di intelligenza pari a quella, invero molto squisita, di Vincenzo Feola. Naturalmente, la parte a mio parere meno raziocinante dei brasiliani penserà tutto il contrario. Questi amabili istintivi della pelota erano scandalizzati al pari dei cattolici antiriformisti: li disturbava il fatto che Lazaroni fosse ricorso al libero".
Così coprendosi, i brasiliani giocarono una gran prima ora, mangiandosi occasioni e colpendo tre legni. Inesorabile fu l'epifania della Nemesi: "E' accaduto così che pestare Maradona non è stato sufficiente. A 10' dalla fine, tre difensori tosti sono stati attratti dal divino gaglioffo di Bilardo come golosi calabroni dal miele: nessuno ha seguito Caniggia: e proprio quel fatale magrone di chioma lunga è riuscito a servire Maradona con un colpo di genio inatteso (e destro!). Il gol è stato una beffa immeritata", scrisse Brera.
Maradona stava giocando quel mondiale con una caviglia in disordine, ma "il Divino Scorfano ha fatto la differenza. Le forze demoniache hanno premiato ancora una volta il merito espresso dal genio. Accanto a lui, gnomi appena consci di sé e della propria modestia".
Vedi anche Le cronache del Gioânn ("La Repubblica"): Commento