La palla è in rete: gli azzurri discutono |
Campionato europeo - quarti di finale (ritorno)
Tabellino | Sintesi [4:33]
"Gli azzurri hanno ceduto a Bruxelles malgrado una disperata battaglia, ed escono dalla Coppa Europa dopo un'ennesima dimostrazione di calcio pessimo, di manovre sfuocate, di velleità agonistiche bruciate su un falò di illusioni. I tifosi venuti in Belgio dopo viaggi di mille o duemila chilometri — dalla Germania, dalla Francia — si strappavano i capelli in testa stanotte, anche se avrebbero voluto prendere per il collo qualche atleta italiano. Sono volate parole grosse, minacce e hanno avuto molto lavoro persino le barelle.
La delusione è enorme, e c'è già chi parla di una seconda Corea. Perché l'onesto Belgio, tutt'altro che irresistibile, è apparso ai nostri confronti una squadra quadrata, seria, tesa quel tanto che bastava per difendere le sue possibilità, ma certo non è la Germania di Netzer né il Brasile di Pelé. La cronaca della gara la dice lunga sugli sforzi impotenti dei nostri azzurri, alla ricerca di schemi che non possiedono o non sanno più ritrovare. La gestione Valcareggi è alla fine, il ricordo messicano è ormai un'anticaglia onorevolissima ma da raccontare ai nipoti. La sconfìtta di Bruxelles, invece, così bruciante, così amara e tuttavia inoppugnabile, è la realtà finale, di questa gestione tecnica, è la prova del nove che bisognava porre rimedio prima e che da oggi si apre una stagione diffìcile, quasi crudele per il futuro della squadra azzurra".
[Giovanni Arpino, La Stampa, 14 maggio 1972]