Le finali di UEFA Champions League
26 maggio 2004, Veltis-Arena, Gelsenkirchen
Tabellino | Full match: 1° tempo - 2° tempo | Altro * | Highlights
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- Riepilogo UEFA
- BBC
- L'analisi di Mourinho (ma soprattutto di Villa Boas)
- SoFoot
- Up and down by TheWildBunch22
Il resoconto di Andrea Sorrentino ("La Repubblica", 27 maggio 2004)
Il Porto di Josè Mourinho chiude un fantastico anno di vittorie e nella finale di Gelsenkirchen, dentro la futuristica AufSchalke Arena, strappa al Monaco di Didier Deschamps la Champions League, dopo aver conquistato anche la Coppa Uefa nella scorsa stagione: eguagliata l'impresa del Liverpool di Paisley, protagonista della stessa doppietta nel 1976 e 1977, e bis in Champions dopo la vittoria del 1987, a Monaco di Baviera, ai danni del Bayern.
Vittoria ineccepibile, che va a chi l'ha cercata di più e con maggiore cinismo (tre tiri, tre gol) e che costituisce, per i lusitani, il miglior viatico per gli Europei che si svolgeranno proprio in Portogallo. Ma la finale è stata noiosa, di scarsa qualità e senza spettacolo. Porto favorito, aveva detto alla vigilia Didier Deschamps. Così il tecnico francese disegna un Monaco fin troppo difensivo: Zikos arretrato davanti alla difesa per contrastare Deco, Giuly attaccante addirittura più avanzato di Morientes, il talentino Rothen sacrificato in un ruolo di pendolo sul centrosinistra, il tutto alla ricerca di un contropiede veloce che non arriverà mai. Il Porto finisce col farsi intorpidire dal non gioco dei francesi: non trova gli squilli del brasiliano naturalizzato Deco (conteso tra Bayern Monaco e Chelsea), il suo possesso palla viene spesso interrotto dal pressing e neanche il celebrato "Ninja" Derlei si nota. Qualche bagliore arriva dal piccolo brasiliano Carlos Alberto, vent'anni a dicembre, che guizza sul fianco destro del Monaco, ma è poca roba. In realtà il primo tempo della gara è una noia mortale, senza un tiro in porta per 39' e con solo un paio di emozioni, entrambe targate Giuly: al 3' il capitano viene preceduto in uscita di piede da Vitor Baia fuori dall'area, poi al 23' è costretto a uscire per un problema all'inguine (al suo posto Prso, che ha già firmato coi Glasgow Rangers).
Il forfait di Giuly è una pessima notizia per il Monaco, che perde l'uomo più temuto dagli avversari e anche l'unica fonte di dialogo possibile per Morientes, che illanguidirà. Il Porto cresce nella seconda parte del tempo, chiama all'avanzata anche l'ottimo Paulo Ferreira sulla destra ed è da un suo cross che nasce il gol (39'): sul traversone basso Carlos Alberto cerca l'uno-due con Derlei ma la palla gli ritorna addosso per uno sciagurato tocco di Givet e a quel punto il destro a colpo sicuro, effettuato con la rapidità di un cobra, è imprendibile per Roma. Il brasiliano festeggia togliendosi la maglietta: peccato imperdonabile per il crudele arbitro danese, che ammonisce il reprobo tanto per far capire che la comprensione non abita qui.
Col golletto in tasca, il Porto arretra il suo raggio d'azione e nella ripresa chiama il Monaco nella propria metà campo, per vedere di che pasta sono fatti questi francesi. Nulla di speciale: Vitor Baia non corre pericoli (giusto un paio di uscite alte) e il livello qualitativo della gara, ora che tocca al Monaco attaccare, scende ancora di più. Mourinho richiama Carlos Alberto per irrobustire la mediana con Alenichev e Deschamps tenta la carta dell'attaccante Nonda. Il Monaco si sbilancia troppo, ma è un comportamento che non è nelle sue corde: infatti i rossi sbracano del tutto intorno alla mezz'ora, quando con due contropiede chirurgici il Porto si prende la coppa: al 26' dopo una palla rubata nella trequarti (forse con un fallo) a Morientes, Deco avvia la fuga, dialoga con Alenichev al limite dell'area poi mette a sedere Roma con un ancheggiare da danzatrice del ventre e deposita in rete, provocando l'ira del principino Alberto di Monaco che abbandona la tribuna (ma poi tornerà); 4' dopo, il trionfo è firmato da Alenichev che stanga sotto la traversa dopo un rimpallo favorevole. E la notte è biancoblu, anche se Mourinho, che andrà al Chelsea, si sfilerà la medaglia appena conquistata e filerà negli spogliatoi invece di partecipare alle festa sul podio.