Deutschland - Italien

Uno non crede a quello che ha fatto,
l'altro sì
4 luglio 2006, Westfalen Stadion, Dortmund
Campionato del mondo - semifinali
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Ognuno ha le sue bestie nere, calcisticamente parlando: quella della Germania siamo noi. La Nationalmannschaft infatti non ha mai battuto gli Azzurri né ai Mondiali (3 sconfitte e due 0:0) né agli Europei (2 pareggi). Anche alla vigilia della semifinale del Mondiale casalingo si illusero di poter vincere: i giornalacci popolari vellicarono il superiority complex di un popolo che non riesce a capire come mai lo stereotipo della pizza e mandolino, della pistola sugli spaghetti, dei fannulloni e lazzaroni, dello spread e di politici "impresentabili", non funzioni mai tra 22 uomini in mutande.

Come per la semifinale del 1970 il ricordo oblitera la modestia agonistica dei tempi regolamentari: in Messico, almeno, segnarono Bonimba e Volkswagen; a Dortmund nessuno. Klinsmann e Löw abiurarono all'idea di gioco giocato con cui avevano illuso i compatrioti nelle partite precedenti (a parte il filo da torcere che gli avevano offerto gli argentini) e si disposero in attesa. Il problema, per loro, fu che anche Lippi si mise ad attenderli. Gianni Brera lo avrebbe probabilmente beatificato. Marcellone, infatti, calò l'asso nei supplementari: fuori Camoranesi e dentro Iaquinta all'inizio del primo tempo; fuori Perrotta e dentro Del Piero all'inizio del secondo. A 15 minuti dal termine le linee d'attacco erano le seguenti: Neuville e Podolski con Ballack alle spalle, da un lato; Iaquinta, Gilardino e Del Piero con Totti alle spalle, dall'altra. All'estero passiamo per "catenacciari". Noi lo chiamiamo "gioco all'italiana": nel 1982 i quattro attaccanti erano Conti, Rossi, Graziani/Altobelli e Antognoni; nel 1978 Causio, Rossi, Bettega e Antognoni.

E poi c'era Sant'Andrea da Brescia che al 119° aprì in due la difesa teutonica ormai allo stremo con un colpo di tacco per Grosso. Gli spettatori italiani più anziani ebbero un flash: Scirea che duetta con Bergomi in area tedesca al Bernabeu prima di passare la palla a Tardelli. Questo per dire del "calcio totale" di Bearzot e Lippi, con i difensori che attaccano e segnano. Quando, un minuto dopo, anche Del Piero matò il manzo teutonico l'effervescente urlatore seduto accanto a Beppe Bergomi proruppe nel noto "Andiamo a Berlino!". Lo Zio sorrise dentro di sé, perché aveva appena avuto un déjà vu.

Vedi anche:
Nel solco della tradizione (Eupallog Calendario)