Le finali di UEFA Champions League
20 maggio 1998, Amsterdam ArenA
Tabellino | Full match: 1° tempo - 2° tempo | Highlights
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Il commento di Giancarlo Padovan ("Corriere della Sera", 21 maggio 1998)
Stavano, gli infelici, immoti. Statue di sale a capo chino, mentre il capitano del Real, Sanchis, fa brillare in alto la Coppa dei campioni. Della Juve applaudono solo Peruzzi e Di Livio, agli altri manca la forza. E' forse questo, più ancora del gol di Mijatovic al 21' della ripresa, l'attimo supremo e sublime che condensa l'amarissima notte del gruppo-Lippi, la seconda consecutiva a un anno esatto di distanza, terza finale persa in Europa (una in Coppa Uefa, due in Champions League), mancata ancora una volta la doppietta (scudetto - Campioni) riuscita solo a Herrera e Capello. Peraltro anche l'allenatore del Milan, proprio come Lippi, venne beffato due volte all'ultimo atto (Marsiglia e Ajax).
Coppa colma di fiele. Perché la Juve e' riuscita a buttarla contro una squadra mediocre che però ieri sera aveva più voglia e più bisogno (il Real) e perché Lippi l'ha regalata a un tecnico molto meno bravo di lui (Heynckes), che per metà del primo tempo non s'era accorto che in mezzo la sua squadra imbarcava acqua. Certo, poi, conta anche il caso, perché la conclusione di Roberto Carlos è diventatoa un assist a Mijatovic, in sospetto fuorigioco. Però, uscire battuti da chi ha prodotto meno occasioni e cercato soluzioni avventurose non può essere un'attenuante. Casomai il contrario. Lippi probabilmente ha sbagliato l'avvicendamento Tacchinardi-Di Livio, perché a destra la Juve nel primo tempo aveva spinto, mentre dopo non più. In compenso c'è chi ha fatto peggio dell'allenatore: Del Piero, per esempio, uguagliato nel peggio solo da Raul. La Juve che ha prevalso a centrocampo è franata in attacco, dove le sue verticali andavano a spezzarsi contro Sanchis e Hierro, non due mostri di destrezza. Il Real, una volta capitalizzato il vantaggio, ha avuto la fortuna di un errore millimetrico di Inzaghi e poi di un tiro debole di Davids, nettamente il migliore tra i bianconeri. Ancora una volta tardivamente, Heynckes ha attuato una difesa a cinque contro Fonseca, subentrato a Pessotto, Del Piero, Inzaghi e Zidane (marcato a uomo da Jaime).
Due le caratteristiche tattiche del primo tempo: la superiorità numerica della Juve a centrocampo e la felice variazione tattica al 4-3-3 di Heynckes. La seconda discende per il Madrid direttamente dalla prima. Infatti inizialmente Karembeu, sul centro destra, è stritolato dalla morsa costituita da Davids e Zidane, sul quale nessuno monta una guardia specifica. Ne consegue che il francese, particolarmente ispirato, goda di una libertà assai allarmante per la retroguardia madridista. Suo, infatti, l'assist che libera Di Livio all'8' (a rischio d'autorete la deviazione di Roberto Carlos) e suo un sinistro fuori (13'). Il problema del Real non è tanto marcare Zidane, quanto non concedere un uomo a centrocampo. Potrebbe, forse, avanzare Roberto Carlos, che invece quasi sempre aspetta Di Livio in zona. Oppure arretrare una delle tre punte. L'elemento che manca è a sinistra dello schieramento spagnolo, però a suturare il buco non è Raul, bensì Mijatovic. Il quale, partendo da lontano, riesce a mettere in imbarazzo Torricelli almeno fino a quando, in conclusione di tempo, lo juventino non lo aggredisce braccandolo in pressing. Al 25', però, è proprio lo slavo a sfondare e chiudere con un cross basso, sul quale Raul anticipa Montero sfiorando il palo. E' un segnale che inibisce la Juve almeno fino all'intervallo. In realtà si tratta solo della prima azione manovrata del Madrid, altrimenti pericoloso su punizione (Hierro, 18', Peruzzi alza oltre la sbarra) o da calcio d'angolo (Mijatovic, testa, al 19').
Ritrovarsi un Real in grado anche di giocare la palla evidentemente affligge la Juve fino a farle perdere molte delle sue sicurezze. Sarà per questo che il nervosismo le impedisce di giocare un calcio pulito e disinvolto. Sarà anche per questo che Davids, già caricato di un'ammonizione, rischia l'espulsione per un intervento su Seedorf. Krug tarda a estrarre il cartellino e la curva madridista si gonfia d'indignazione. Non meno che in precedenza, quando un abbraccio di Iuliano a Mijatovic aveva fatto gridare al rigore. In realtà, l'arbitro è un ignavo della peggior specie. Infatti, per riparare in parte, lascia impunito un fallo di Hierro su Inzaghi al 18' della ripresa. Fallo al limite dell'area, ma chiarissimo. La Juve riprende a giocare con lena solo dal quarto d'ora della ripresa (girata di Inzaghi), prima di sprofondare nel minuto che decide la fine della sua corsa. E' il 21'. Mijatovic piomba, ghermisce e ricama sull'uscita di Peruzzi. Virtuosismo da tzigano, solista maledetto. Trentadue anni erano un'eternità. E il Real ne esce con un ghigno feroce.