Il Grande Torino
di Maurizio Barendson e Jacopo Rizza
1963 | Centro Cinematografico INCOM | Scheda | Documentario [29:20]
Il documentario andò in onda sul "Programma nazionale" della RAI (il "primo") la sera del 28 febbraio 1963. Piuttosto tardi: alle 22.45, preceduto da una Tribuna elettorale e dalla rubrica Cinema d'oggi. "Attraverso interviste, dichiarazioni, testimonianze e soprattutto attraverso un'ampia documentazione cinematografica sarà ricordata la squadra di calcio del «Torino», la squadra che è passata alla storia dello sport con il nome di «grande Torino». La puntata di stasera si propone di far rivivere i successi incontrastati di questo eccezionale gruppo di giocatori (tra cui, tanto per far nomi, c'era gente come Mazzola, Maroso, Gabetto, Loik, Bacigalupo) che dominò gli stadi italiani dalla fine della guerra al 1949 imponendosi per omogeneità, stile, potenza; e di giungere sino alla catastrofe aerea di Superga, in quel tragico piovoso pomeriggio del 4 maggio 1949. La materia - inutile dirlo - si presta con facilità ad una trattazione drammatica e piena di risorse umane e spettacolari: vedremo se i realizzatori hanno saputo sfruttarla" (La Stampa, p. 4).
Non fu accolto bene, stando a quanto riportato dal quotidiano torinese il giorno dopo (p. 4). "Ci aspettavamo una bella rievocazione, la storia della squadra famosa che raccolse trionfi per quattro anni e che perì nella sciagura aerea di Superga il pomeriggio del 4 maggio 1949: ci aspettavamo di vedere gli esordi della formazione, le sue migliori vittorie, le sue partite più ardue e combattute; e il vario stile dei giocatori fuso in un assieme armonioso e potente; e l'ultimo incontro italiano, contro l'Inter, terminato in parità; e la tragedia di Superga che sconvolse e commosse - in forma quasi parossistica — l'Italia intera, e i funerali di cui restano immagini addirittura impressionanti. Ci aspettavamo una rievocazione piena di drammaticità, di interesse documentaristico. Niente di tutto questo, invece. La facile, troppo facile occasione è stata banalmente sciupata. Al posto della storia del «grande Torino» ci è stato rifilato a tradimento uno zibaldone sul calcio nostrano del dopoguerra, un panorama abborracciato e frettoloso che per la smania di voler dire troppe cose finiva col fare una deplorevole confusione. Si è parlato di Piola e di Meazza, di gare internazionali e di giocatori stranieri, dì tifo frenetico delle folle, s'è visto Sivori e s'è visto Lorenzi, sono persino comparsi Campanini e Walter Chiari in un frammento di sketch sportivo: ma il «grande Torino» dov'era? Qualche accenno buttato qua e là, e pareva casualmente; qualche inquadratura di questo o quel giocatore; la visione dei resti dell'aereo a Superga; e basta. La trasmissione sulla squadra del «Torino» degli anni d'oro non è esistita. E allora perché il titolo? Perché ingannare il pubblico? A quale scopo?"