Enrique Guaita nel momento topico |
Coppa Rimet - semifinali
Tabellino | Video [8:12]
La bagnatissima tarda primavera del 1934 accolse con un temporale a Milano nel pomeriggio del 3 giugno l'Italia e l'Austria a disputarsi la semifinale della II Coppa Rimet. San Siro stracolmo di oltre 35.000 spettatori (incasso stratosferico: 811 mila e passa lire). I trecento giornalisti accreditati avevano presentato la partita come la vera finale. Merito del Wunderteam, capitanato da Matthias Sindelar e guidato da Hugo Meisl, e della favorita di casa, sostenuta da un paese e da una volontà politica capace di influenzare le giacchette nere.
Quattro mesi prima, a Torino, gli austraici le avevano suonate di brutto agli azzurri (2:4) in una partita della Coppa Internazionale: la guizzante ala destra Karl Zischek aveva siglato una tripletta e fatto ammattire Umberto Caligaris, segnando la fine della sua carriera in azzurro. A San Siro il clima era cambiato. L'Austria aveva piegato faticosamente l'Ungheria a Bologna tre giorni prima. L'Italia aveva giocato due battaglie a Firenze con la Spagna. I giocatori, su entrambi i fronti, non erano al meglio. Ne sortì, su un campo pieno di pozzanghere, una partita corretta ma spezzettata. Il Wunderteam non riuscì a dispiegare il suo gioco fitto di trame e passaggi. Gli azzurri rimasero guardinghi a difendere un gol precoce (al 10°) di Enrique Guaita scaturito da una confusa azione da calcio d'angolo, su cui molto protestarono i danubiani per un presunto fallo sul portiere di Meazza, che rinfocolò ulteriormente le polemiche sui favori arbitrali concessi ai padroni di casa (le immagini, in realtà, sembrano scagionare il Peppin).
Sapida come sempre la rievocazione di Gianni Brera: "Cartavelina Sindelar alle prese con un materialone come Monti", il "trucibondo Seszta alle prese con chiunque si avventurasse nei suoi paraggi", la difesa italiana "rudemente assalita dagli austriaci". Gli "austriaci davano sempre l'anima per non mollare con gli aborriti italiani, da loro spregiosamente chiamati Walschen". A noi piace ricordare come quel giorno di tanti anni fa San Siro vide recitare contemporaneamente sul medesimo palcoscenico due fuoriclasse tra i più grandi di sempre, certamente i due più grandi giocatori d'ante guerra: Der Papierene Sindelar e Peppino Meazza. Beati coloro che poterono essere allo stadio quel bel pomeriggio di pioggia e sole.
Vedi anche John Ashdown, Austria's Wunderteam go close ("The Guardian")