Solo apparentemente disarmonico: era il suo stile |
Coppa dei campioni - quarti di finale (gara di spareggio)
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Adesso tutti ne sembrano sorpresi. Excusez-moi, monsieur, era anche lei a Colombes? Non mi risponde. Ah, ecco, è di Amsterdam, non capisce una parola di inglese. A quell'altro che piagnucola e parla da solo guardando la Senna non chiedo nulla, è di Lisbona, logico che sia disperato e speriamo non si butti nel fiume.
Certo, è stata un'agonia. Ajax e Benfica, alla terza partita, non segnano nemmeno un gol nei novanta minuti regolamentari. Poi, i lusitani cedono. Anzi, schiantano. Ne prendono tre. Tre a zero, Ajax in semifinale di Coppa dei campioni.
"Fin de una epoca", chiosa Mundo Deportivo - e certo, in Catalogna si ricordano ancora dello scherzetto che le Aquile fecero al Barça qualche anno fa -; "Los holandeses, con un fútbol mucho más impreciso, y a veces hasta primitivo, acreditaron una mayor profundidad y su terrible sentido del choque y de la fricción acabó por dejar a los portugueses con la lengua fuera".
Eh eh, l'immagine finale è strepitosa. Ai poveri vecchietti del Benfica hanno tirato il collo, li hanno costretti ad andare su e giù per il prato, e alla fine persino il portiere (come si è notato nel gol di Cruijff) aveva la vista annebbiata. Anche a Torino ci sono conti in sospeso con Eusébio e compagni, e abbastanza recenti. "Clamoroso risultato a Parigi", parte il pezzo dettato a La Stampa dal corrispondente di Parigi. Forse ha il compito di dare un'occhiata a Cruijff, "l'attaccante che pare interessi alla Juventus". Sì, magari! Come che sia, "a Parigi, il mito dello squadrone di Eusebio è crollato".
Proprio così. Un capitolo di storia del calcio d'Europa nei favolosi anni Sessanta è stato chiuso, a Parigi, da un XI venuto dal futuro, un futuro che inizierà tra un paio d'anni ma che oggi tutti cominciano a intravedere.
[Tratto da Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera]