Sergio Cervato e Ferenc Puskàs |
Coppa Internazionale
Tabellino | Video (Luce) [4:38] | Video (MLSZ) [7:53]
E chi pensava di fare il gran colpo rimane solo sul campo a contemplare, riflessa dai fischi, la propria figura scadente.
Siamo al Népstadion, cioè in un luogo che produce tremori e incute paura al solo pensiero. Un po' com'era Wembley, ai bei tempi. O il Centenario di Montevideo, per dire.
Nello Stadio del popolo di Budapest, oggi, i poveri cristi in maglia azzurra se la vedono con la Grande Ungheria. Immalinconita, ma tuttora e soprattutto per noi inarrivabile. Non per caso Boniperti ha dato forfait: reumatismi diplomatici. Esordisce - ma pensa - tale Enzo Bearzot, mediano del Toro, e non è l'unico ancora privo di gettoni tra quelli che scendono in campo.
Quindi, tutto sommato, dovrebbe essere accettabile perdere con due soli gol di scarto, e avendo tenuto a secco gli attaccanti magiari per ottanta minuti.
Vantaggi e svantaggi del catenaccio.
Anche Monsù Poss è, grosso modo, della stessa opinione. "C'è un che di fatale nel 'catenaccio', e quello cui si è ricorso in questa occasione è un doppio, magari un triplo catenaccio, c'è un che di fatale perché quando esso cede o crolla, pare quasi che la cosa accada per amor di logica, di coerenza, di giustizia".
[Tratto da Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera]