Farewell match
Tabellino e sintesi [57:32] | altro video | Gallery (GettyImages)
"E' sfato il più grande di tutti, il re. Il delirio della folla, la ricchezza, il trionfo, la leggenda. Per descrivere la sua gloria è stato usato ogni aggettivo, ogni aforismo, ogni metafora. Pelé amato, invidiato, idolatrato, vivisezionato, Pelé studiato, criticato, dato cento volte per finito. Intervistato, fotografato. Per veni'anni Pelé e il calcio sono stati una sola cosa, forse ne dovranno passare altrettanti prima che qualcun altro possa raccoglierne eredità ed onori. Questa sera Edson Arantes do Nascimento, l'antico piccolo lustrascarpe di Baurù, darà l'addio. Nel Giants Stadlum di New York settantamila persone in piedi saluteranno per l'ultima volta l'esibizione in campo del brasiliano più famoso del mondo. Poi i Cosmos, quasi in segno di lutto sportivo, metteranno sotto vetro la maglia numero dieci, che non sarà più indossata da nessuno. Davanti ai teleschermi, almeno 500 milioni di persone vedranno il terreno di gioco circondato dai fotografi, e le cerimonie d'addio e la commozione e i vecchi campioni venuti a rendere omaggio al più grande di tutti, al re. Pelé indosserà nel primo tempo la maglia del Cosmos, nel secondo quella del Santos. la squadra della sua giovinezza e della sua gloria ... L'imponente apparato organizzativo della Warner Communications ha preparato tutto per bene. Splendide ragazze, scenografia perfetta, fasto e colore dietro cui si nascondono interessi pubblicitari ma anche commozione sincera. Pelé, ancora una volta, saluterà il mondo con il braccio levato e le lacrime agli occhi. Migliaia di giornalisti andranno a New York apposta per lui, ma forse il più grande di tutti, il re, preferirebbe trovarsi allo stadio di Santos davanti ai suoi vecchi tifosi impazziti di gioia e dolore: «Questo - dice - è il momento più difficile della mia vita. Se potessi, vorrei ricominciare tutto daccapo». (Carlo Coscia, 'La Stampa', 1° ottobre 1977)