Le finali di Coppa dei campioni
10 maggio 1978, Empire Stadium, Wembley
Tabellino | Full match | Il tocco lieve di Dalglish
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Dal commento di Carlo Ricono (La Stampa, 11 maggio 1978)
"Il Liverpool ha difeso vittoriosamente, come molti si aspettavano, il titolo europeo conquistato un anno fa all'Olimpico, ma il successo per 1-0 su un pugnace Bruges è stato molto più esiguo e sudato del previsto, per quanto meritato. Se i campioni d'Europa, partiti favoritissimi col vantaggio dì giocare in patria, sono apparsi troppo ansiosi di confermare il pronostico su un campo dove nei loro ultimi tre incontri non erano riusciti a cogliere il successo e avevano ottenuto un solo gol, il Bruges ha forse mancato di convinzione nelle proprie forze. Troppo a lungo ha badato unicamente a difendere la propria rete, concedendo complessivamente undici calci d'angolo contro soltanto due a proprio favore. Nel primo tempo, chiuso a reti inviolate, il Liverpool ha avuto nove occasioni per segnare, contro appena una della squadra fiamminga, e questo dimostra come la squadra inglese sia stata sempre padrona del gioco anche se non è riuscita a sfondare.
La compagine dì Bob Pasley è così entrata a far parte del ristrettissimo club delle pluridecorate, assieme a Real Madrid (sei), Ajax e Bayern (tre), Milan, Inter e Benfica (due). Se si tiene conto che il Liverpool aveva precedentemente conquistato due volte la Coppa Uefa, e altrettante ora la Coppa dei Campioni, è legittimo parlare d'un'era Liverpool, avendo anche saputo mantenere la superiorità continentale, pur rinnovandosi negli schemi e nel gioco. E' anche una delle compagini più «resistenti» su un lungo arco di tempo, giacché da ben quattordici anni ha avuto regolarmente un posto assicurato nelle tre massime competizioni europee per squadre di società. Questa eccezionale esperienza raccolta in tanti anni di battaglie sui campi europei è certamente una delle maggiori forze del Liverpool, squadra che sotto certi aspetti è ancora forse la meno inglese, non perché nelle sue file militino elementi scozzesi e irlandesi, ma perché il suo gioco a scacchiera, con mosse studiate, pazientemente elaborate, è il frutto d'una lunga esperienza continentale, a sua volta però rafforzata dal tradizionale vigore atletico e offensivo del calcio britannico".