Harald Nielsen |
Serie A - spareggio
Tabellino | HL | Full match
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Dalla cronaca di Gianni Brera (Il Giorno/La Repubblica): "Il Bologna ha battuto l'Inter e si consacra campione d'Italia 1964. L'Inter ha subito dal Bologna lo stesso modulo tattico inflitto al Real Madrid sul terreno del Prater. Davvero, possiamo sportivamente compiacerci che per conquistare il titolo italiano il Bologna abbia dovuto superare, e con pieno merito, la squadra campione d'Europa! Il Bologna aveva disputato un ottimo campionato fino al momento della condanna per doping. Poi ha arrancato parecchio, avendo attenuanti soprattutto psicologiche. Riottenuti i punti della condanna di prima istanza, il Bologna si è ritrovato alla pari dell'Inter e lo spareggio si è reso inevitabile. La scelta di Roma era quasi ovvia, a dispetto del caldo mediterraneo. Ma il prolungamento della stagione agonistica è stato fatale all'Inter. Si sono visti i suoi resti, all'Olimpico: una sorta di labile ectoplasma di quella che era stata la squadra più grintosa e gagliarda del campionato. Il Bologna, per contro, ha finalmente impostato la partita per vincere. Nessuna concessione alle fole estetiche già tanto deplorate (e scontate) l'anno scorso. Praticamente l'Inter ha insegnato la lezione vincendo al Prater e il Bologna l'ha applicata con energica, direi spietata, determinazione. L'Inter ha largamente dominato il centrocampo ed ha scontato in attacco la nullaggine e lo scadimento psicofisico delle sue punte. Il profilo tecnico-tattico dell'Inter è troppo noto perché ci si debba tornare sopra; fino all'altezza dei centrocampisti è di valore mondiale: poi scade moltissimo. Milani non è abbastanza agile per reggere al gioco stretto, guizzato in triangolo; Mazzola è vuoto al punto che sembra si regga a stento; Jair è malconcio e non ha alcuna intelligenza di gioco. Il Bologna ha favorito il lento forcing dell'Inter non prestandosi mai a sguarnire l'area. Su quell'arcigno bastione aspettavano imperterriti Janich, Tumburus, Pavinato e Capra. E a loro si aggiungeva Furlanis, che Mazzola non aveva l'accortezza (né il dinamismo sufficiente) di portare lontano. In centrocampo, senza compiti difensivi (finalmente), Fogli ha giganteggiato proiettandosi ogni volta in arrembanti incursioni. Bulgarelli ed Haller stavano sulla sua linea e soltanto Haller si consentiva qualche attesa un po' più in avanti. Lo stesso Perani arretrava in appoggio, ora a destra, ora a sinistra. E sulle estreme si spingevano talvolta anche Capra e Furlanis. Si è veduto spesso Nielsen sola punta avanzata del Bologna. Ma la difesa di Negri non si è mai scomposta. La disposizione tattica della squadra doveva considerarsi perfetta. E non stupisce affatto che, pur dominando l'Inter ... fino alle soglie dell'area, con fasi di disimpegno e di palleggio ad alto livello stilistico, non stupisce che sia stato proprio il Bologna a creare le migliori occasioni sottomisura! E' nella dialettica stessa del contropiede questa apparente contraddizione logica. Chi attacca e si squilibra, per eccessiva lentezza o per povertà di schemi, alla lunga subisce le incursioni degli avversari più dotati di spunto e di inventiva".
Altre rievocazioni: Gazzetta