Sweden - Senegal

16 giugno 2002, Big Eye Stadium, Ōita
Campionato del mondo - ottavi di finale
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La bulimia affaristica ormai ha corrotto anche l'UEFA, che decidendo di portare a 24 le partecipanti alla fase finale ha deciso di rovinare anche il torneo più qualitativo: l'Europeo per nazioni, soprattutto quello che si contendevano solo 8 squadre. I satrapi della FIFA stanno meditando di portare a 40 le partecipanti al Mondiale, per svilirlo del tutto. In tanta devastazione - tartufescamente proposta come "democratico allargamento della partecipazione" anche alle nazioni escluse per un secolo (et pour cause!) dal calcio di élite - ogni tanto i mondiali hanno offerto piccole epopee con protagoniste squadre e nazioni quasi sempre relegate tra le escluse dalla storia.

Nel 2002 fu il Senegal a scrivere la sua pagina di gloria. Sconfitta la Francia nella partita inaugurale, pareggiato con la Danimarca alla seconda e rischiato di buttar via un 3:0 alla fine del primo tempo con l'Uruguay (pazzesco 3:3 finale con salvataggio sulla linea di Lamine Diatta su incornata di Richard Morales all'ultimo minuto), gli africani affrontarono negli ottavi di finale una Svezia tra le più modeste della storia il 16 giugno 2002, al Big Eye Stadium di Oita. Il ventenne Zlatan Ibrahimović, che subentrò al 76°, era solo una "promessa" all'epoca. A portare in vantaggio gli scandinavi fu l'unico giocatore di talento, Henrik Larsson.

A quel punto diventò protagonista uno sconosciuto giocatore del Sedan, Henri Camara, che pareggiò le sorti del match prima dell'intervallo e poi segnò nei supplementari il golden goal che qualificò per la seconda volta una squadra africana ai quarti di finali di un Mondiale, dopo il Camerun nel 1990.