Juventus FC - Torino FC

Ciccio Graziani stacca, incorna
e schioda il derby
5 dicembre 1976, Stadio Comunale, Torino
Serie A, ottava giornata
Tabellino | Highlights (servizio DS)

Il Torino è campione d'Italia in carica; la Juventus in testa alla classifica - sette partite, tutte vinte. Ma per i bianconeri, a quell'epoca, il derby era un autentico tabù.

"Il pubblico immenso del Comunale ha accettato il verdetto con felicità oppure con rassegnazione, ma dando anche una prova di civismo sportivo non certo da tacere in questi giorni grami. Scarsi i tafferugli dopo la gara, fuori dello stadio, a dimostrazione che lo spettacolo calcistico ha un suo potere d'attrazione che conta, che pesa, quando una gara non lascia adito a dubbi e lo sforzo speso sul terreno di gioco ha conquistato i suoi infiniti estimatori. Mai la squadra juventina ha dato l'impressione di potersi impadronire della partita, impostata con freddo realismo da Gigi Radix, più che mai teutonico stratega, fedele al suo «realismo calcistico». Dopo un'ora abbondante, con i «granatieri» ormai ben saldi nel difendere il vantaggio conquistato da Graziani, un incidente tra Benetti e Castellini ha costretto il «giaguaro» torinista ad uscire in barella: distorsione al ginocchio, secondo i primi esami, e cori tempestosi di fischi per il povero Romeo. Ma la partita non aveva già più storia, con quella Madama retrocessa a «madamin», cioè signorinella pallida stritolata tra le braccia di fuoco dei «granatieri». Si diceva: stavolta la Juve si leva il complesso. Macché. Da oggi in poi ne ha due. Edipo fa ridere, al confronto. Scesi in campo apparentemente tranquilli, i giocatori di «Trap» sono stati messi al guinzaglio dal terribile «pressing» granata. Uomo contro uomo, nessuna pretesa di far ghirigori o accademia, nessuna tentazione di concedere vezzi: il «panzer» del «poeta» Claudio, stavolta acerrimo in trincea oltreché ispirato strategicamente, non ha lasciato varchi all'ideale manovra juventina. Carisio e Bettega non vedevano neppur l'aria necessaria al respiro. E' gioco moderno, virile fino allo sgretolamento fisico. Chi non lo possiede non può certo darselo dal mattino alla sera, e figuriamoci poi durante i novanta minuti di un derby tanto atteso, e come sempre anomalo. La classifica registra così il primo «sorpasso» stagionale, importante anche se non determinante. I teorici del pareggio ad ogni costo sono in un cantuccio a raccogliere i propri cocci critici. La virulenza della gara ha disintegrato le loro fumisterie" (Giovanni Arpino, La Stampa, 6 dicembre 1976).