Gaetano Scirea e Diego |
Campionato del mondo - fase a gironi (gruppo A)
Tabellino | Full match | Sintesi [13:45] | Highlights
Impattato un po' malamente l'esordio con i bulgari [Cineteca | Calendario], gli azzurri scesero (di duecento metri, da 2.400 a 2.200 slm) a Puebla per giocare con l'Argentina la seconda partita del mondiale messicano del 1986. La squadra era ormai una pallida parente di quella che aveva inopinatamente vinto il Mundial quattro anni prima, avviando la propria cavalcata proprio contro l'Albiceleste. Ma allora a guidarla c'era un vanesio come César Luis Menotti. Adesso sostituito dal pragmaticissimo Carlos Bilardo.
A rivederla, la partita appare piacevole nel primo tempo, poi più nulla. Gianni Brera, a distanza di anni scrisse di avere avuto l'impressione "che i contendenti, essendo buoni amici, si siano graziosamente accordati per non nuocersi [...]. Chiamato a giudicare nel sospetto, ho perfino l'impressione che il portiere Galli si tuffi alla propria sinistra e poi ritiri la mano per non respingere il tiruzzo elegante di Maradona" del pareggio. Un sospetto che molti ebbero di qua dall'oceano.
A caldo, però, Gioanbrerafucarlo aveva dettato ai linotipisti de "La Repubblica" una cronaca dai toni confortanti. Davanti a un'Argentina "zeppa di oriundi incarogniti dal sangue misto", scrisse con il consueto realismo: "avevo personalmente una paura folle. Per me è andata benissimo, per la nazione civile (sic) mi dicono malissimo. Quel gioco esitante, quella cronica mancanza di idee, quei timidi passaggi a lato o addirittura indietro. Che figura era quella, per dei campioni mondiali?". Da Roma, infatti, il giornale aveva segnalato che "l'intera nazione è stata scossa dalla mediocrità dei suoi paladini in azzurro; giova tranquillarla, con argomenti adeguati, oppure dichiararle, fuori dai denti, che di più non si puole sperar" [leggi].