Le possenti ante difensive della Nigeria si chiudono davanti a Massaro |
Campionato del mondo - ottavi di finale
Tabellino | Full match * | Breve sintesi | Highlights
* Registrazione (gratuita) necessaria
Quel giorno il Foxboro Stadium era una bolla asfissiante di umidità. L'Italia fu costretta a giocarvi l'ottavo di finale con la Nigeria, più avvezza al clima torrido. Un errore di Maldini, che sostituiva Baresi al centro della difesa, consentì ad Amunike di portare in vantaggio gli africani alla metà del primo tempo. Anziché affondare il colpo di grazia i nigeriani tesero progressivamente a gestire il risultato, consentendo all'Italia di riprendere campo. Ma non gioco. Sacchi provò invano a inserire anche Gianfranco Zola a mezzora dalla fine, al posto di Signori, confidando ancora in Roberto Baggio. Dopo pochi minuti il piccolo tamburino sardo fu però cacciato dall'arbitro, il messicano Brizio Carter, per un'inesistente scorrettezza.
A due minuti dalla fine la tribuna stampa italiana stava già pregustando la demolizione di Sacchi, quando uno dei suoi vecchi pupilli, Roberto Mussi, si fece sessanta metri sulla fascia per poi ciabattare al centro un pallone che Baggio infilò nell'angolino basso. La Nigeria credeva di poter ripetere l'impresa del Camerun di quattro anni prima, oltretutto contro una nazionale tre volte campione, e non resse emotivamente allo shock. Nei supplementari gli azzurri rinvigorirono, guidati finalmente da un ritrovato Baggio, che timbrò il rigore da lui propiziato lanciando in area Benarrivo. Seguirono venti minuti da Fort Apache. "Se il gioco è stato piccolo e oscuro, il pathos è stato grande e luminoso", commentò a caldo Roberto Beccantini.
Come era accaduto a Paolo Rossi nel 1982 contro il Brasile, fu la partita della resurrezione per Baggino. Da "coniglio bagnato", come lo aveva definito Gianni Agnelli, ad eroe nazionale il passo fu breve e immediato, secondo costume italico.