Romário de Souza Faria, l'implacabile |
Campionato del mondo - quarti di finale
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Per una volta il clima allietò col fresco e col vento un match del Mondiale americano, per il quarto di finale tra Olanda e Brasile. Non a caso ne uscì fuori la partita forse più bella di quel torneo avaro di qualità estetica. Vent'anni dopo le mazzate scambiatesi a Dortmund [vedi], Oranje e Seleçao tornavano a scontrarsi nella massima competizione.
Gli olandesi, guidati da Dick Advocaat, erano privi di Gullit e Van Basten ed avevano lenti e macchinosi centrali difensivi, a cominciare da Ronald Koeman, che si lasciarono sfuggire all'inizio del secondo tempo i guizzanti Romario e Bebeto. A meno di mezzora dalla fine il risultato sembrava scontato. E invece prima Bergkamp, con una prodezza, e poi Winter rimisero in parità il match a solo un quarto d'ora dal termine. Un missile da fuori aria di Branco a dieci dalla fine sigillò uno dei più spettacolari secondi tempi della storia dei mondiali.
Dopo 16 anni il Brasile tornava a disputare una semifinale. Ma in patria non si placarono le contestazioni dei fautori del "jogo bonito", che etichettavano spregiosamente come "europeo" il gioco adottato dal CT Parreira. Il quale replicò serafico: "Noi non abbiamo mai preteso di giocare all'europea. Schieriamo 4 difensori in linea, non abbiamo il libero, non marchiamo a uomo e non buttiamo palle lunghe in avanti. La nostra principale preoccupazione è invece quella di affinare un'organizzazione di gioco che ci consenta di recuperare il pallone quando ne veniamo derubati. E comunque se una squadra vuole provare a vincere un Mondiale, deve possedere un giusto equilibrio tra difesa e attacco. E questo equilibrio è una qualità nuova, che prima non avevamo e che ci ha permesso di rimontare dallo 0-1 con la Svezia, di giocare e vincere in dieci contro gli Stati Uniti, di battere l'Olanda dopo aver subìto la rimonta". Era l'aurora di una nuova era culturale del futebol brasileiro.
Vedi anche FIFA Classic Football Matches