Non fu solo sfortuna. Al terzo tentativo consecutivo era inadeguatezza conclamata |
Campionato del mondo - quarti di finale
Tabellino | Full match * | Sintesi [28:03] | Highlights
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Come nel 1938 l'Italia incontrò nei quarti di finale del Mondiale 1998 la Francia a Parigi. Il santuario del Colombes, però, era stato dismesso in favore dell'enorme cattedrale senza fascino dello Stade de France. Se sessantanni prima gli azzurri erano campioni in carica e potevano schierare Giuseppe Meazza in campo e Vittorio Pozzo in panchina, il pomeriggio del 3 luglio 1998 in panca c'era Cesare Maldini che cocciutamente schierò titolare un totalmente fuori forma Alessandro Del Piero anziché Roberto Baggio. Per scelta tattica giocammo in dieci, perché Gianluca Pessotto fu immolato alla marcatura ad uomo di Zidane, replicando l'errore commesso da Enzo Bearzot (che aveva a fianco proprio Cesarone) nella precedente eliminazione del 1986, quando sottrasse alla squadra Giuseppe Baresi nella vana illusione di poter contenere così Roi Michel.
Gli Azzurri lasciarono l'iniziativa ai Bleus limitandosi al mero contenimento. Del Piero fu il peggiore in campo, Vieri non vide una palla decente, e Pagliuca fu l'unico portiere impegnato. La partita fu brutta e noiosa, anche per la speculare difficoltà dei francesi di creare gioco insidioso, fino alla fine dei supplementari, quando Baggino (subentrato al fine a Del Piero) al 118° mise fuori d'un soffio l'unica occasione a nostro favore, e un minuto dopo Pagliuca negò il golden goal a Djorkaeff. Ai rigori l'ultimo tiro della serie fu stampato sulla traversa da Gigi Di Biagio. Per la terza volta consecutiva perdemmo un match decisivo in questo modo, e la generazione di Paolo Maldini e di Roberto Baggio non fu capace di laurearsi campione del mondo. Sfortuna, certo, ma nel 1998 fu inadeguata anche la gestione tattica per l'eccesso di difensivismo, che costò a Maldini senior il posto di CT, tra polemiche roventi.
In toni civili si espresse Giorgio Tosatti: "Avevamo il miglior gruppo di attaccanti del torneo, avevamo uno sfondatore come Vieri; anziché puntare tutto su questa enorme risorsa l'abbiamo sacrificata sull'altare di un difensivismo primordiale. Nel momento della verità, davanti a rivali di buon livello, i limiti del gioco maldiniano son venuti fuori in tutta evidenza. Il traguardo principale di Maldini è evitare i gol, non quello di segnarne uno più dell'avversario. Magari è giusto comportarsi così per gran parte dell'incontro, ma ci deve essere un momento in cui si sa cambiare spartito, andare all'assalto, giocarsi tutto per tutto, valorizzare le proprie punte, anziché lasciarle isolate in avanti, sperando che trasformino in gol uno dei rari palloni arrivatigli. L'Italia non sa farlo, non può farlo: Maldini è allergico a qualsiasi azzardo. Inutile fargliene una colpa, non si può cambiarne carattere e idee. Non discuto il tentativo di recuperare Del Piero: era giustissimo. Ma trovo scandaloso che un ct non si accorga delle penose condizioni in cui versa un suo atleta e poi aspetti 70' a sostituirlo. A sottilizzare, il paragone con Paolo Rossi non regge. Perché lui aveva già dimostrato nei mondiali del '78 d'essere uomo da grandi appuntamenti a differenza di Del Piero, deludente anche negli Europei e nelle finali di coppa. Rossi non era reduce da un infortunio, era solo in ritardo di condizione venendo da una lunga squalifica. Eppoi Bearzot non aveva alternative di quel livello, Maldini sì. La nostra nazionale deve giocare un calcio simile a quello praticato dalla maggioranza dei club, utilizzare meglio una straordinaria generazione di attaccanti, esprimersi con maggior fiducia nelle proprie risorse, non lasciarsi spaventare da Salas o Flo, Polster o Zidane. Insomma dateci un tecnico che sia una via di mezzo tra Sacchi e Maldini".