Jan Olsson in una delle sue "vergognose provocazioni" a Gigi Riva |
Coppa Rimet - fase a gironi (gruppo B)
Tabellino | Full match * | Highlights
L'avventura messicana degli azzurri comincia il pomeriggio del 3 giugno 1970, in altura. Anzi, nell'abbaino del mondo, a Toluca, 2.700 metri sul livello del mare (per dare il senso della cosa: il comune più alto d'Italia è il Sestriere, a soli 2.000 metri; Livigno sta a valle, a 1.800 metri). A fronteggiarli sono gli ancor più spaesati svedesoni. La fatica è enorme e i giocatori in evidente difficoltà sotto il sole zenitale. La partita finisce con l'esser poca cosa.
Giggirriva, reduce dall'epopea dello scudetto del Cagliari, appare "dissolto in altura" a Gioânn Brera, che era sugli spalti anche lui e che lo vide, attonito, mangiarsi tre-quattro gol fatti. L'allenatore svedese Bergmark, che aveva giocato nella Roma e imparato i dettami del calcio all'italiana, "gli mise addosso un pisquano che non faceva altro che spingerlo e provocarlo: Riva andava dall'arbitro scozzese parlandogli una lingua che lo induceva a sorridere divertito. Riuscì a non dar fuori da matto e a non farsi espellere, ma fu dura".
Omar Sivori era seduto accanto a Brera in tribuna e si disse "schifato della nostra povertà di gioco". Se Pierluigi Cera impiegato da libero si rivelò una bella intuizione di Valcareggi, non altrettanto poté dirsi di Comunardo Niccolai, che randellò a lungo il centravanti gialloblu Kindvall. Pare che proprio in quella occasione il suo mentore cagliaritano, Manlio Scopigno, ebbe a esclamare sulfureo: "Tutto mi sarei aspettato in vita mia, ma non di vedere Niccolai via satellite".
Alla fine, per fortuna, "scappa a Domenghini una ciabattata delle sue e il portiere Hellstroem se ne lascia uccellare". Gol che si rivelerà pesantissimo alla fine del girone.