L'inizio del dramma |
Campionato del mondo - fase a gironi (gruppo A)
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Una delle nazionali più attese ai Mondiali 1994 era la Colombia guidata da Francisco Maturana, tra i pochi allenatori, all'epoca, che predicavano un gioco a zona, di possesso palla e di pressing alto nella metà campo altrui. Un'idea di gioco che oggi è pane quotidiano nelle scuole calcio ma che allora aveva il sapore del nuovo, soprattutto se applicato da una squadra che poteva contare su un solo campione, Carlos Valderrama, e qualche ottimo giocatore come Freddy Rincon e Faustino Asprilla. Con il Nacional Medellin Maturana aveva impanato per 113 minuti il Milan di Sacchi nella finale della Coppa Intercontinentale a Tokio nel 1989, in una partita di speculare tatticismo, e nel 1990 aveva condotto la sua nazionale agli ottavi di finale, dove Roger Milla aveva trafitto senza pietà l'improbabile Higuita. Nel 1994 le attese, soprattutto in patria, erano alte, ma l'esito fu fallimentare.
Nella prima partita contro la Romania la Colombia fu infilata tre volte. Giorgio Tosatti accostò la sconfitta a quella patita dall'Italia all'esordio: "Le sorprendenti sconfitte di due favorite (Italia e Colombia) hanno radici comuni. Vi sono colpe evidenti dei portieri, traditi anche dalle incertezze delle difese. Ma entrambe scontano le utopie di Sacchi e Maturana, profeti di un calcio ambizioso, complesso, troppo schematizzato, poco realista. Han giocatori eccellenti ma li utilizzano male. La Colombia possiede un attacco dirompente ma gioca troppo avanzata: soffoca scattisti come Asprilla, Valencia e Rincon; lascia enormi spazi fra centrocampo e difesa. Così Raducioiu e Hagi gli rifilano tre gol in contropiede. I sudamericani lasciano una formidabile impressione di potenza; il problema è incanalarla".
A Pasadena la Colombia affrontò i padroni di casa, e ne uscì nuovamente sconfitta. Ad aprire la strada fu una sfortunata autorete del perno difensivo Andrés Escobar. Inutile sarà la vittoria con la Svizzera nell'ultimo match. L'eliminazione al primo turno fu accolta in modo drammatico da un paese devastato dalle guerre interne e dal narcotraffico. Escobar pagò con la vita quello sciagurato errore: fu infatti ucciso al suo ritorno in patria, probabilmente perché la sconfitta con gli USA aveva creato un danno di 20 milioni di dollari a criminali gestori di scommesse clandestine.
Vedi anche:
- Escobar (Eupallog Cineteca)
- Barry Glendenning, Andrés Escobar's deadly own goal ("The Guardian")