Cesarone nostro |
Campionato del mondo - fase a gironi (gruppo B)
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Gianni Mura, "La Repubblica", 3 giugno 2002
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"Vai vai vai vai vai. Come arrivano bene, dalla tv, gli strilli di Cesare Maldini. E com'è piacevole il suo Paraguay, fresco e intelligente, non catenacciaro come temevano i giornalisti paraguayani, semmai pronto a servire l'unico vero attaccante, ragazzone dal nome di nobile suono: Roque Santa Cruz. Che chicca quell'Arce, terzino dal piede destro musicale, finalmente un numero 2 che tira gli angoli, le punizioni. E come le tira bene. Si va a controllare l'elenco e si scopre che di tutta la compagnia Arce è il solo a giocare in Brasile. Palmeiras. Volevo ben dire.
Non arrivano, fortunatamente per le itale orecchie, i commenti di Maldini all'autogol e al rigore. Pensate a quest'uomo di 70 anni che ha accettato l'incarico di ct del Paraguay. Va bene esser nati a Trieste, anzi a Servola, dove facevano il pane più buono, va bene essere abituati alle partenze dei vapori, ma chi gliel'ha fatto fare? L'avessero accolto bene, poi. Macché: trattato come un extracomunitario, come un pataccaro. Pure, una squadra decente la mette insieme, almeno finché dura il fiato. Gamarra è un muro. Il Sudafrica spinge con monotonia e lanci lunghi, è la più europea delle squadre africane (ma anche la Nigeria, europeizzandosi, non è migliorata). Concentrarsi su due particolari: due paraguayani entrano in scivolata su un tiro rasoterra destinato al fondo campo, uno riesce a deviarlo nella sua porta. Questo è il primo colpo al morale del Paraguay. Ed è il primo autogol del Mondiale. Nei minuti di recupero arriva anche il primo rigore, che non c'è.
Ripensate a quest'uomo di 70 anni, che è il più anziano ct del mondiale. Ai rigori di Parigi, addio panchina azzurra. E il sigillo al ritorno è il rigore di Busan, dopo l'assunzione ad Asuncion sulla panchina albirroja. E' un fratello d' Italia anche Cesarone, siamogli vicini e teniamolo su. La Santa Maria l'abbiamo studiata a scuola. Ma anche Santa Cruz può essere il nome d'una nave. Il viaggio non è finito sul tiro di Fortune".
Gianni Mura, "La Repubblica", 3 giugno 2002