L'erede di Schizzo, per una sera |
Coppa del mondo - fase a gironi (gruppo E)
Tabellino | Full match * | Sintesi [10:32] | Highlights
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Gli Azzurri esordirono al Mondiale 2006 il 12 giugno, al Niedersachsenstadion di Hannover, contro il Ghana, sciorinando una prestazione convincente e liberatoria.
Beppe Severgnini commentò la serata sul "Corriere della sera [fonte] con parole che bene rievocano lo stato d'animo degli appassionati italiani in quei giorni di "Sturm und Drang": "Alla fine della partita, mentre Cannavaro consolava Appiah, l'altoparlante dello stadio diffondeva «Azzurro» di Celentano, e il pubblico cantava felice. Tutti le nazioni, qui al Mondiale, sognano momenti così. Perché noi avremmo dovuto farne a meno? Certo, la soddisfazione va mantenuta nelle proporzioni. Per conquistare il titolo mondiale, il 9 luglio, occorre vincere sette partite di fila: per ora siamo a una. Ci sono, in Germania, due squadre superiori a noi, quattro al nostro livello e venticinque inferiori: si può essere fiduciosi, ma non di più.
"Però, è vero: stavolta abbiamo evitato l’esordio penoso del 1974, quando arrivammo qui in Germania da vice-campioni del mondo, pieni di risultati e sicumera, e andammo subito a sbattere contro il piedone dell’haitiano Sanon. Come andrà, lo deciderà il campo. Ma fin d’ora lo si può dire, e l’ha lasciato intendere anche il giovane De Rossi ieri dopo l’allenamento: la gioia dei tifosi è figlia del piacere di scoprire che il calcio esiste ancora, e che è una cosa più lunga e più forte di certi traffici volgari al telefono. Se vedremo partite normali ci convinceremo che è normale appassionarsi. E che le nazioni hanno bisogno di questa psicoanalisi a buon mercato, che spesso produce risultati.
"L’Uruguay, vincendo nel 1950 in Brasile, si scrollò di dosso un antico complesso di inferiorità (ieri ho incrociato il vecchio, minuto Ghiggia mentre andava lentamente al campo, in abito blu, scortato da una giunonica hostess tedesca). La vittoria della Germania in Svizzera, nel 1954, è ricordata qui come «il miracolo di Berna» e qualche storico definisce quell’evento «la data di nascita emotiva della Repubblica Federale». L’Argentina del 1978 - ricorda Mario Kempes, centravanti rock - «riuscì a far dimenticare alla gente le tristezze della dittatura» (era anche ciò che la dittatura voleva, ma questo è un altro discorso). La Francia del 1998, nei sorrisi di Zidane e Trezeguet, vedeva l’integrazione riuscita (si sbagliava, ma s’è capito poi). Il Brasile, ogni volta che vince, riscopre di contare nel mondo.
"Ecco, questo è l’impasto che lega nazioni e nazionali. Ecco perché Lippi e gli azzurri hanno magnifiche, precise responsabilità. Alcuni di loro, in passato, se ne sono dimenticati: speriamo se ne ricordino adesso. Magari trovando posto per un esame di coscienza, tra un palleggio e uno scatto. Se all’esame di coscienza, poi, facessero seguire altre partite come quella di lunedì sera, sarebbe ancora ancora più bello. E chissà che non si possa ricominciare".