Italia - Irlanda

Giuseppe Bergomi
30 giugno 1990, Stadio Olimpico, Roma
Campionato del mondo - quarti di finale
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Giunti alla quinta partita del Mondiale di casa, gli Azzurri cominciarono a mostrare chiari segni di stanchezza. Ai quarti di finale toccò in sorte una di quelle squadre che non fanno giocare bene nessun'altra: l'Irlanda che, guidata alla prima partecipazione mondiale dall'inglese Jack Charlton, aveva inanellato quattro pareggi subendo due soli gol.

Alla vigilia Brera ammonì: "Sa bene Jack Charlton di avere alle proprie dipendenze dei mezzisangue, gente che milita nei campionati britannici e francese, però in condizione gregaria. Illusioni non se ne può fare, ma Jack ha almeno il merito di riconoscere che la sua è una zuppa di fagioli o di umili cozze, non di preziosi datteri di mare. Quanto a loro, i pedatori, ci mettono l'orgoglio e la rabbia di chi sa perfettamente quale sia la sua caratura, e null'altro sogna che smentirla, qualificandosi al meglio. Ho seguito l'Irlanda in Tv quanto ho potuto, contro inglesi, olandesi, egiziani e romeni. I loro schemi sono ispirati al mazzola, corri, salta e incorna della sempiterna matrice inglese. Non c'è mai un cristiano che si attenti a dribblare, a inventare qualcosa".

Fu una brutta partita, risolta ancora una volta da Schillaci, che in quei giorni, ricorda Alfio Caruso, segnava "anche guardando il pallone con quegli occhi spiritati trattati, ormai, dai connazionali come l'annuncio degli immancabili destini". Nel pomeriggio si erano qualificati alla semifinale anche i campioni in carica dell'Argentina: l'Albiceleste era stata dominata dalla Jugoslavia in dieci, ma aveva resistito fino ai rigori, dove Maradona aveva fallito il proprio ma il portiere Goycochea aveva incominciato a fare i miracoli ...

Vedi anche Le cronache del Gioânn ("La Repubblica"): Vigilia - Pagelle