SL Benfica - Real Madrid CF

Le finali di Coppa dei campioni

2 maggio 1962, Olympisch Stadion, Amsterdam
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La doppietta leggendaria di Eusebio

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Il commento di Vittorio Pozzo (La Stampa, 3 maggio 1962)
"Gli spettatori neutrali che sono venuti fin sulle rive del Mare del Nord per assistere a questa lotta epica fra le due unità più grandi della penisola iberica, possono dire davvero di non aver fatto il viaggio per nulla. Hanno assistito a quello che, sotto alcuni punti di vista, può e deve essere considerato come un grande incontro. La velocità alla quale è stata disputata l'intera partita, è stata davvero superiore alla normale. Dopo un primo tempo come quello che si è visto a Amsterdam, vi era da temere, per esempio, che le due squadre non fossero in grado di reggere fino al termine. Invece, proprio negli ultimi minuti e proprio da parte del giocatore più anziano in campo, si dovevano vedere degli spunti di velocità che meravigliavano tutti quanti. Di reti se ne videro 8 (risultato finale: 5 a 3), un numero poco usuale per una gara di quel calibro. E molte di esse furono reti di rara bellezza. La prima e la terza di Puskas per esempio, e quella di Coluiia e la seconda di Eusebio nel secondo tempo. Vi era gente che sapeva tirare in porta sul campo, ieri, gente che era in vena di farlo e che lo faceva spesso e volentieri. Vi erano la bellezza di 450 giornalisti, un numero che parla da se stesso dell'importanza della prova, ed essi provenivano da ben 21 Paesi differenti del mondo. Una cifra che è raro venga raggiunta nemmeno per la finale della Coppa d'Inghilterra. Con un centinaio circa di questi giornalisti scambiammo le. nostre impressioni dopo la partita. Uno solo - un francese -trovammo che non avesse parole d'alta lode verso lo spettacolo a cui si era assistito. Per parte nostra noi consideriamo che questa prova di Amsterdam sia stata una delle più attraenti e delle più interessanti a cui abbiamo assistito in questi ultimi anni. Tanto che ci veniva da pensare ad un certo momento che non siamo sicuri di essere testimoni, al prossimo campionato del mondo, nel lontano Cile, di gare di una qualità cosi alta. Tanto che tornava naturale ad un dato istante di chiederci come mai un Paese come il Portogallo che produce giocatori di simile levatura abbia potuto essere tagliato fuori dalla lotta con tanta semplicità nel corso delle gare eliminatorie. Questo Benfica, che era un'unità sconosciuta nel mondo internazionale fino a pochissimi anni fa, fa ora parlare di sé il mondo intero. Esso fornisce la spiegazione perfino all'osservazione che faceva Ostreicher dopo la gara, quando egli diceva che una squadra di vera qualità tecnica e di rara esperienza come è quella del Madrid non dovrebbe mai perdere un incontro che ad un determinato momento s'è trovata a vincere per 2 reti a 0. Effettivamente la cosa era avvenuta dopo che un quarto della durata complessiva dell'intero incontro già era decorso. Ma vi è da tener conto che la seconda rete di Puskas era stata segnata con il concorso di errori della difesa portoghese. Specialmente la prima linea del Benfica, nella prima parte del secondo tempo, è riuscita a mettere in difficoltà gravi Santamaria e compagni ogni qualvolta essa si è distesa appieno nello sforzo. A questo proposito tutti e cinque i componenti la prima linea portoghese, meriterebbero una menzione speciale per la prestazione fornita. Parlando loro, a cose fatte, della mediocre impressione lasciata nel corso dell'incontro sostenuto settimane fa a Milano contro la Nazionale italiana, la risposta ricevuta fu unica: «A Milano non abbiamo giocato. Abbiamo altro a cui pensare». Di positivo vi è il fatto che a Amsterdam le due mezze ali Eusebio e Coluna. hanno confermato di essere uomini di grande valore. Nel Benfica hanno trionfato le doti della freschezza, della spontaneità, della naturalezza. Il senso della esperienza non ha salvato questa volta il Real Madrid. Si è visto Di Stefano retrocedere spesso in aiuto ai suoi terzini fin dal primo tempo, non appena la prima linea del Benfica delineò la sua pericolosità. Si è visto Di Stefano finire a terra, in piena area avversaria, e vedersi negare il rigore. Pare che l'arbitro gli abbia risposto che era risultata troppo visibile la ricerca della massima punizione da parte dell'argentino. Era fatale. Era nel ciclo naturale delle cose che il Madrid, dopo tanta gloria, crollasse. Fra l'altro, aveva già corso troppe altre volte il rischio di farlo in precedenza, salvandosi per il rotto della cuffia".